Disturbo ossessivo-compulsivo: l’utilizzo dell’ACT per il trattamento
A seguito del riscontrato peggioramento generale dei sintomi DOC in soggetti che già presentavano la diagnosi (Prestia et al., 2020), e a seguito delle molte ricerche riguardanti le terapie di terza ondata, andiamo ad analizzare, nello specifico, l’utilizzo della Acceptance and Commitment Therapy (ACT) per trattare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è uno dei disturbi mentali più comuni e debilitanti ed ha una prevalenza internazionale dell’1,1- 1,8%. Il disturbo si caratterizza per la presenza di ossessioni, ovvero pensieri, impulsi o immagini ricorrenti, persistenti e indesiderati e di compulsioni, ossia tutti quei comportamenti o azioni mentali che vengono messi in atto allo scopo di regolare, ridurre o neutralizzare le ossessioni e di controllare l’ansia a esse associata. Molte persone che soffrono di DOC riconoscono la natura irragionevole e la qualità ripetitiva dei propri pensieri e comportamenti, nonostante ciò, però, riportano un’incapacità nel resistervi e questo comporta inevitabilmente una ripercussione significativa sulla qualità di vita di queste persone. Il disturbo infatti provoca un notevole distress personale e una compromissione nel funzionamento accademico, lavorativo e interpersonale. Il decorso del disturbo, se non trattato, è solitamente cronico, con tassi di remissione spontanea negli adulti molto bassi (American Psychological Association, 2013).
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