Tanti di noi ricorrono quotidianamente all’automedicazione. Il consumo di analgesici e antinfiammatori come l’ibuprofene è indubbiamente molto diffuso. Tuttavia, il rischio più elevato è legato all’automedicazione con psicofarmaci, una pratica molto pericolosa.
L”automedicazione con psicofarmaci è sempre più diffusa. Nonostante si tratti di farmaci che necessitano di prescrizione medica, sono tante le persone che cercano altri modi per procurarseli con il fine di alleviare un disagio, migliorare il riposo notturno o calmare l”ansia che interferisce con il vivere quotidiano.
L”uso e l”abuso di ansiolitici è, indubbiamente, il problema principale in tema di automedicazione. Optare per questa modalità, eludendo la prescrizione del professionista e l”adeguato supporto psicologico, si traduce in un effetto boomerang dalle conseguenze nefaste. Benché inizialmente possano produrre un certo sollievo, con il tempo si ha bisogno di dosi sempre più elevate per ottenere lo stesso effetto.
Quasi senza accorgersene, non solo si diventa dipendenti; ma si corre il rischio, in alcuni casi, che gli psicofarmaci interagiscano con altri medicinali normalmente assunti, aumentando il rischio di infarto e persino di morte.
Pertanto, ci troviamo di fronte a un fenomeno preoccupante, dal momento che, come indicano gli studi clinici, la pratica dell”automedicazione con psicofarmaci è particolarmente diffusa nella popolazione giovane. Vediamo più nel dettaglio quali sono le ripercussioni.
L”autosomministrazione di farmaci per trattare l”ansia, la depressione o l”insonnia è in forte aumento tra i giovanissimi. Spesso, li assumono contemporaneamente all”alcol; una pratica che causa gravi conseguenze per la salute.
