Disturbi alimentari: fattori di ricaduta e linee guida per il trattamento
Dinnanzi a plausibili ricadute, la soluzione coincide con il decentramento dal sintomo e con l’analisi delle cause sottostanti, ovvero riflettere su quali siano state le cause primarie della manifestazione del disturbo alimentare (Dalle Grave, 2018).
Negli ultimi anni la prevalenza del disturbo alimentare (DA) è in notevole incremento (10,6% life-time; Galmiche et al., 2019): nonostante l’eziologia sia multifattoriale (es. predisposizione genetica, fattori ambientali, difficoltà interpersonali, diffusione di ideali estetici che nobilitano la magrezza ecc.), numerose altre variabili possono spiegare i meccanismi di mantenimento e di ricaduta nel disturbo (Dalle Grave, 2018).
La scelta del singolare nell’espressione “disturbo alimentare” non è casuale, bensì trova spiegazione nella teoria transdiagnostica di Fairnburn, la quale definisce il confine tra le varie diagnosi di disturbo alimentare come labile, rendendo notevolmente frequente il viraggio tra di esse (Fairburn, Cooper & Shafran, 2003). Coerentemente con questa concettualizzazione, sono stati individuati i fattori di ricaduta più frequenti associati al disturbo alimentare e le relative terapie Golden-standard che ne garantiscono la prevenzione e il trattamento.
Trattamenti Golden-standard per il disturbo alimentare
Cognitive Behavioral Treatment (CBT)
Con terapia cognitivo-comportamentale si fa riferimento a un gruppo di psicoterapie basate su una componente cognitiva, fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento della condizione psicopatologica e sul trattamento di tali meccanismi cognitivi.
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