“Forse sono io sbagliata, poco empatica, non alla sua altezza e per questo non vuole legarsi a me.” Sono in tantissime le donne che ripetono a se stesse frasi simili e si condannano per l’incapacità a relazionarsi con il loro partner. Eppure talvolta la realtà è così semplice. E’ il partner a non essere capace di dare amore; è anaffettivo. Per dirla con lo psichiatra Paolo Crepet, non si tratta di un blocco dovuto a un trauma, né a un problema specifico. È un modo di “vivere” la relazione lontano dal suo contenuto emotivo, perché esso è percepito come pericoloso.
Mi porta alle stelle e all’improvviso sparisce
Vi conoscete, magari anche per caso; lui inizia a corteggiarti, fa il carino, ti invita a casa sua, iniziate a frequentarvi e poi? Sparisce per giorni o settimane. Non si fa sentire, non risponde ai tuoi messaggi o magari risponde ma in modo freddo e improprio, tanto da chiederti: ma è la stessa persona che fino a poco tempo fa mi adorava? Non è infrequente, infatti, che all’inizio lui fosse completamente diverso e che si dimostrasse premuroso, innamorato, desideroso di costruire qualcosa… salvo poi raffreddarsi velocemente appena hai cominciato a ricambiare il suo affetto.
E poi il paradosso
Dopo essersi mantenuto vago sulla data del prossimo incontro o peggio dopo averti offesa, umiliata in modo ingiustificato, ecco che lui riappare, come se niente fosse. Eh si, proprio lui, la stessa persona che ti aveva chiaramente fatto capire che non eri all’altezza delle sue aspettative. A un tratto quel mix di emozioni fatto di rabbia, tristezza, disperazione, sparisce; così finisci per “ricaderci”, contro ogni logica razionale!
Se ti riconosci in questa descrizione, sappi che si tratta di una dinamica molto comune. Sei rimasta intrappolata in un rapporto ambivalente in cui il tuo partner alterna momenti di grande coinvolgimento a momenti di chiusura, fuga, freddezza. Ed è così che si comporta l’anaffettivo; non conosce parità di sentimenti, non lascia trasparire le proprie emozioni. Consapevolmente o inconsapevolmente, l’anaffettivo crea distanza, erge un muro (fatto di scuse, offese e paure) per difendersi da quel mondo emotivo che potrebbe metterlo in crisi.
Ti illudi che lui cambi
Uno degli errori più comuni è quello di sperare che, forse, con un po’ di impegno e di pazienza si è in grado di cambiarlo, di sciogliere la corazza nella quale si nasconde, di abbattere quel muro che non lascia passare il sentimento. In alternativa si cade nella trappola della “compassione”: “forse sta attraversando un periodo difficile… “forse ha bisogno solo di tempo…”. La triste e dura verità è che l’uomo anaffettivo, quello di cui ti sei innamorata difficilmente potrebbe cambiare!
Gli errori che si commettono quando si ha una relazione con un anaffettivo
Per l’anaffettività non esistono medicine o pozioni magiche. Dal punto di vista psicoterapeutico l’anaffettività non è un blocco, come quelli che si hanno in seguito a eventi traumatici. Ad esempio, una persona che ha subito una rapina in banca, può avere un blocco emotivo semplicemente passando davanti a una banca. Da un punto di vista terapeutico, il blocco qui è risolvibile: il problema si circoscrive alla presenza della banca, tutto il resto funziona. L’anaffettività non è un problema specifico, ma una dimensione esistenziale che riguarda la vita e in generale, la relazione tra l’anaffettivo e le emozioni.
Ti stai aggrappando ai ricordi
Non ha senso aggrapparsi alla prima immagine che hai avuto di lui, quella di uomo innamorato, desideroso di costruire qualcosa. Errore piuttosto comune, infatti, è quello di legarsi ai momenti belli. Pronte a ingoiare umiliazioni e mancanze di rispetto, si spera che con il tempo, i momenti di intimità diventino sempre più frequenti e duraturi. Intanto, avviene l’esatto contrario: il rapporto involve e lui si dimostra sempre più insofferente e distaccato.
Lo stai giustificando
Smettila di giustificarlo, di pensare che le sue fughe siano dovute soltanto alla paura di innamorarsi e che ti basterà essere paziente, comprensiva e dargli tutto affinché lui superi le sue paure e si leghi. Purtroppo questo non avviene, perché anche se lui ricevesse tutto l’amore del mondo, non si legherebbe comunque a te.
Ricorda: è incapace di stare in una relazione e di impegnarsi seriamente in un rapporto! Sappi, che non tutte le persone hanno la capacità di stabilire delle relazioni profonde e soddisfacenti! Purtroppo, al mondo c’è chi non ha sviluppato un affettività sana… e adesso lo stai scoprendo a tue spese.
Stai pensando che non è anaffettivo
Non posso assicurarti che il tuo uomo sia anaffettivo, non posso pronunciarmi senza conoscerlo… dovrei avere maggiori riscontri per poterlo affermare. Il dilemma di sempre è questo: non ama perchè è anaffettivo oppure non ama perchè ha paura di innamorarsi?
La linea sottile che divide i due interrogativi è così labile che potrebbe confonderli, fonderli e non dare alcuna risposta. Lasciarsi andare all’amore non è semplice, soprattutto se si è stati vittime di traumi affettivi, storie sofferenti, abbandoni… e la paura di amare potrebbe essere davvero l’unico blocco all’evoluzione della relazione.
Ma come distinguere le due cose?
Un uomo anaffettivo, realmente anaffettivo, non spera di cambiare, non lo dice, nemmeno lo promette. Si lega solitamente in maniera univoca a un oggetto d’amore, quasi in modo maniacale.. Hai capito bene, non è una metafora… l’anaffettivo può legarsi a un oggetto come un paio d’occhiali, la sua auto oppure avere una collezione preziosa alla quale non rinuncerebbe mai. Come afferma Crepet “solo verso quell’oggetto riversa le sue emozioni tanto da essere, nella maggior parte dei casi, un collezionista“.
Il mio parere sull’uomo anaffettivo
Vorrei precisare che in psicopatologia l’anaffettività non viene inquadrata come una sindrome, ma un sintomo. Può essere presente in alcuni tipi di psicosi, nevrosi ossessive e in alcuni disturbi di personalità. Quindi un narcisista può essere anaffettivo ma questo non significa che un narcisista debba per forza essere anaffettivo.
Per certi aspetti, dipendere da un anaffettivo, anche se devastante, è preferibile al dipendere da un narcisista. Quella che s’instaura con un anaffettivo (e non con un anaffettivo narcisista!) è una dipendenza unidirezionale che dà meno speranze e perciò consente di arrivare prima alla fine della relazione. Una relazione con un narcisista può durare anche dieci anni se la vittima glielo consente. Viceversa, con un anaffettivo, la relazione può durare qualche mese.
Un vero anaffettivo ha un virtuale ‘buco nero’ nell’anima, per questo è difficile che scelga di andare in terapia. Lui non ne fa una questione di orgoglio, semplicemente non ne sente il bisogno dato che non entra in contatto con le sue emozioni e con i suoi sentimenti. Semmai dovesse scegliere di fare terapia è perché quel buco nero è esploso dentro di lui, aprendogli la strada alle emozioni.
RICORDA…
Una volta che hai acquisito la consapevolezza di chi hai di fronte, ti si prospettano 2 alternative:
accettarlo così com’è, senza la speranza di poterlo cambiare o scegliere di ripartire da te e dai tuoi bisogni.
Pensare, infatti, che il suo comportamento nei tuoi confronti sia frutto delle sue sofferenze e delle paure inconsapevoli di cui si nutre la sua personalità, non ti aiuterà a risolvere il problema. Se scegli questa strada, la soluzione è accettarlo lasciando andare l’illusione che possa cambiare qualcosa nella vostra dinamica relazionale.
L’altra alternativa è ripartire da te e dai tuoi bisogni. Se ti ascolterai davvero, probabilmente sentirai che la relazione che stai vivendo non mostra i presupposti per trarne soddisfazione e appagamento. Non può essere costruita o diventare un progetto di vita. Probabilmente non può funzionare.