Psicologia militare: il supporto psicologico alle famiglie – Psicologia
Essere militare è una scelta di vita, una vocazione con la quale si nasce, lo chiamano “amor di Patria”, ma è veramente solo questo? O dietro a quella divisa si nasconde qualcosa di più?
La verità? Non si può essere forti da soli, non basta un duro addestramento a trasformare un giovane ragazzo in un uomo dalle spalle forti, ci vuole chi gli insegni a tenere duro, qualcuno che rappresenti un posto più sicuro di una trincea, nel quale fare ritorno dopo una qualsiasi battaglia: la famiglia.
Stress, ansia e difficoltà nelle famiglie dei militari
Le famiglie di militari sono quelle più sottoposte a stress dovuto non solo alle frequenti missioni all’estero, specie nei primi periodi di impiego nelle FF.AA, ma anche ai numerosi trasferimenti. È noto infatti come questi ultimi influiscano pesantemente sull’equilibrio familiare. Ogni trasferimento determina cambiamenti per tutti i membri della famiglia, da svariate abitudini alle amicizie e impone di dover ridefinire costantemente una nuova routine. Questo spesso porta la famiglia a rinunciare a tutti i benefici conseguiti in un determinato contesto sociale, soprattutto quando si è costretti ad adattarsi ad un habitat scarsamente dotato di servizi, imponendo così a tutti i componenti della famiglia di accontentarsi delle risorse disponibili sul territorio.
Stress, ansia e difficoltà non possono essere considerati problemi legati solo ed esclusivamente alla famiglia del militare, in quanto evidenze empiriche hanno provato come soldati in missione, preoccupati per la propria situazione familiare, siano meno affidabili e meno efficienti nelle prestazioni lavorative. È stato dimostrato però come attraverso l’aiuto e il sostegno, le famiglie siano in grado di risolvere i propri problemi in maniera più efficace, senza pesare psicologicamente sul proprio caro lontano da casa.
Un altro fenomeno alquanto importante, che ha delle ripercussioni nel contesto familiare, è quello del pendolarismo. Spesso, soprattutto quando i figli (se presenti) superano l’età della scuola dell’obbligo, è concesso al militare di alloggiare fuori dalla sede di servizio. Questa soluzione sembra garantire l’unità della famiglia ma solo a prima vista, in quanto il militare pendolare, oltre a sopportare il peso delle ore di viaggio, è costretto a trascorre un tempo estremamente limitato nella propria abitazione, limitando così il dialogo e l’interazione con i cari. Questo fenomeno, se gestito scorrettamente, induce stanchezza, irritabilità, difficoltà di comunicazione, ecc. che possono sfociare in problematiche correlate allo stress quali depressione, traumi e disturbi psicofisici di vario genere. Tutto questo incide fortemente sulla vita del militare caratterizzata pertanto da una serie di limitazioni e vincoli imposti ai progetti personali.
Le difficoltà che emergono, a seguito dei ricorrenti distacchi prodotti dall’invio in missione del partner militare, sono condivise da più famiglie. Il distacco è sempre percepito come negativo e tende a sua volta a generare stress e un senso di privazione, specie in chi resta a casa ad aspettare. Quello che spesso accade è che problematiche come queste vengono taciute per evitare di gravare ulteriormente sulla condizione psicologica di chi, per giuramento, non può sottrarsi ai suoi obblighi professionali.
Con il passare del tempo l’impatto iniziale e le difficoltà del distacco diventano sempre meno forti, ma dover ridefinire costantemente una propria routine, in assenza del partner, risulta essere piuttosto difficile se non si ha qualcuno accanto sul quale poter contare.
Al problema del distacco è correlato quello del ritorno, non è semplice ri-adattarsi ad un contesto con abitudini e routine completamente diverse da quelle alle quali si è stati sottoposti nel periodo di assenza da casa, e alle quali si è costretti a rinunciare nuovamente dopo poco tempo, a tal proposito questo richiede uno forzo, non indifferente, da entrambe le parti.
Famiglia e vita militare: un po’ di storia
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