
Nel ventunesimo secolo, e ancor più nel 2020, Internet è diventato un utile, e spesso imprescindibile, strumento di contatto relazionale. Tuttavia, è bene attenzionare tutte quelle situazioni in cui le attività online potrebbero rappresentare un “rifugio della mente” (Steiner, 1993), nel quale nascondersi per sfuggire ad emozioni potenzialmente difficili da gestire.
In questo panorama: cosa è l’uso problematico di Internet? Quali sono le sue diverse tipologie? Internet alimenta o riduce il benessere psicologico?
Cosa è l’uso “problematico” di Internet?
Il Problematic Internet Use (PIU) indica l’incapacità di controllare il proprio uso di Internet che porta a conseguenze negative nella vita quotidiana (Spada, Marino, 2017). Nella letteratura scientifica è stato concettualizzato in diversi modi: come dipendenza da Internet (Goldberg, 1995; Young, 1996), come strategia di adattamento disfunzionale (Kardefelt-Winter, 2014) e/o come la manifestazione di una psicopatologia sottostante (Schimmenti, Caretti, 2010). In tal senso, Cantelmi, Del Miglio, Talli e D’Andrea (2000) propongono la categoria di Internet Related Psychopathology (IRP) per riferirsi alla vasta costellazione di condizioni cliniche legate al web: non si tratta dunque di una dipendenza da Internet in sé, ma di specifiche situazioni psicopatologiche accomunate dalla mediazione dell’attività online (Musetti et al., 2017).
Partendo dalla constatazione dell’esistenza di un labile confine tra salute e patologia e dalla necessità di evitare di iperpatologizzare comportamenti comuni, alcuni autori (Starcevic e colleghi, 2018) hanno sottolineato che Internet, come gli smartphone, siano il mezzo per condurre l’attività problematica, e non il problema in sè; pertanto, bisognerebbe riferirsi all’uso problematico di Internet individuando specifiche attività che lo possano caratterizzare in maniera accurata e puntuale.
Le tipologie di uso problematico di Internet e il ruolo della regolazione emotiva
I principali comportamenti connessi all’uso problematico di Internet sono:
- Uso problematico dei videogiochi. Esso è l’unico disturbo ad essere riconosciuto attualmente negli ufficiali manuali diagnostici dei disturbi mentali (DSM-5; ICD-11), con il nome di “Gaming disorder”;
- Uso problematico dei social network (es. Hormes, Kearns, Timko, 2014);
- Uso problematico delle serie tv o problematic binge watching (es. Flayelle et al., 2020);
- Uso problematico della pornografia online (es. Wery & Billieux, 2016);
- Uso problematico dello shopping online (es. Rose & Dhandayudham, 2014).
- Uso problematico di Internet per la ricerca di informazioni (Information Overload; Goldberg, 1995). In questo caso, scorrendo da una pagina all’altra in modo automatico, le persone tentano di accedere immediatamente al massimo aggiornamento possibile sulle informazioni attuali e si trovano poi intrappolate in un eccesso informativo.
Tutte queste forme sembrano accomunate da una difficoltà di regolazione delle emozioni (es. Di Blasi et al., 2019; Hormes, Kearns, Timko, 2014; Wery & Billieux, 2016) e, pertanto, potrebbero configurarsi come una strategia per diminuire lo stress, per regolare emozioni dolorose e/o cercare il rilassamento.
Come agisce Internet sul benessere psicologico?
Gli effetti sociali e psicologici dell’uso di Internet dipendono principalmente dalle ragioni e dagli obiettivi dell’utente per l’utilizzo della tecnologia. Vi è ampio consenso sul fatto che Internet possa essere uno strumento che migliora il benessere (Kraut, Burke, 2015; Weiser, 2001). In merito agli effetti negativi di Internet sul benessere psicologico, vi è minor consenso.
Weiser (2001) ha mostrato come le persone motivate all’uso di Internet dal bisogno di affiliazione e connessione con gli altri (Socio-Affective Regulation, SAR) siano influenzate negativamente dal navigare in rete, mentre le persone motivate dall’Acquisizione di informazioni, oggetti e servizi (Goods-and-Information Acquisition, GIA), grazie all’uso di Internet, ottengono effetti favorevoli sul loro benessere psicologico. In altre parole, se Internet crea polarizzazione, solitudine, incapacità di concentrazione, e se orienta i nostri comportamenti, è perché rappresenta un modo, talvolta più semplice, per soddisfare i nostri bisogni di entrare in relazione con gli altri e di sentirsi stimati (need of belonging, need of esteem; Maslow, 1954). Le motivazioni all’uso e il conseguente agire umano sono fondamentali, perché gli effetti di Internet dipendono da come le persone lo usano, da ciò di cui parlano, dalle persone con cui si comunica (Kraut, Burke, 2015).
In conclusione, nel “villaggio globale” (McLuhan,1964) in cui viviamo, non è Internet ad essere una minaccia esistenziale: Internet amplifica ciò che c’è già (Noè, 2020). In un mondo in cui sono ormai molteplici le piattaforme online, dove è possibile interagire gli uni con gli altri, emerge il bisogno di promuovere l’abilità di accogliere le proprie emozioni, senza rifuggirle nei mondi virtuali, oltre alla capacità di continuare a mantenere significative relazioni offline, inscindibili compagne di viaggio di benessere psicosociale e di una vita ricca, piena e significativa (Harris, 2011).