
Ottobre 24, 2025
Nell’epoca dei social, delle relazioni fluide e delle connessioni rapide, anche le separazioni seguono nuove logiche. Una domanda dolorosa quanto diffusa dopo la fine di un legame affettivo è: “Se ti lascio, mi cancellerai dalla tua vita?”
Dietro questa domanda si nascondono vissuti psicologici profondi: paura dell’abbandono, rifiuto del lutto emotivo, e un bisogno di mantenere un legame, anche solo simbolico, con l’altro.
Cosa significa “cancellare l’altro”
Il bisogno di cancellare o essere cancellati dopo una rottura è legato a meccanismi psicologici di difesa, tra cui:
- Scissione: dividere il mondo in bianco e nero, buoni e cattivi, per proteggersi dal dolore.
- Evitamento emotivo: eliminare ogni stimolo legato all’ex partner per non affrontare il lutto della separazione.
- Controllo dell’immagine: “cancellarti” dai social o dalla propria vita può essere un modo per recuperare il senso di sé, messo in crisi dalla rottura.
Come spiega Bowlby nella sua teoria dell’attaccamento, le relazioni intime diventano basi sicure. Quando queste basi vengono meno, possono emergere ansia, rabbia, dolore e confusione identitaria.
“Il dolore della perdita è il prezzo che paghiamo per l’amore.” (John Bowlby)
Caso di Marta (nome di fantasia): “Bloccata anche nel cuore”
Marta ha 20 anni e da qualche settimana ha interrotto una relazione importante, quella che lei definisce “il mio primo vero amore”. È stata lasciata all’improvviso, senza troppe spiegazioni, ma ciò che l’ha ferita di più è stato il modo in cui il suo ex ragazzo ha reagito dopo la fine del rapporto: l’ha bloccata su tutti i social, cancellando ogni foto insieme, ogni messaggio, ogni segno della loro storia.
Quando Marta arriva da me, in terapia, appare triste, confusa e arrabbiata. “È come se non fossi mai esistita per lui”, racconta. Le sue parole sono piene di dolore, ma anche di un senso profondo di smarrimento: non riesce a capire se il problema sia stato lei, se abbia sbagliato qualcosa, o se semplicemente non fosse abbastanza.
Parlando, emergono lentamente tanti vissuti nascosti: Marta ha sempre avuto una forte paura di essere abbandonata. Durante la relazione tendeva ad annullarsi per il partner, mettendo i suoi bisogni sempre al primo posto. Quando il legame si è interrotto, ha sentito di perdere non solo un fidanzato, ma una parte di sé.
“Mi ha tolto tutto, anche il ricordo. Come faccio a dimenticare se lui ha già dimenticato me?”
Durante i primi incontri, Marta ha bisogno soprattutto di essere ascoltata senza giudizio. Solo col tempo, inizia a riflettere sul suo modo di stare nelle relazioni: si accorge che spesso si attacca troppo, troppo in fretta, e che fa fatica a distinguere tra il bisogno d’amore e la paura di rimanere sola. In questo percorso Marta acquisisce maggiore consapevolezza, ritrova se stessa ed inizia a “rinascere”.
Suggerimenti pratici per adolescenti e giovani adulti
- Scrivi una lettera di addio (che non invierai): aiuta a elaborare le emozioni senza scatenare nuove dinamiche.
- Fai una pausa dai social: la continua esposizione all’immagine dell’altro può riaprire la ferita
- Parla con qualcuno di fiducia: condividere il dolore aiuta a contenerlo.
- Riscopri te stesso: riprendi attività o passioni che avevi trascurato.
- Pratica il distacco consapevole: non sempre “cancellare” è sinonimo di guarigione. A volte, accettare la presenza simbolica dell’altro aiuta a chiudere con maturità.
- Sono utili anche le Tecniche di Mindfulness.
Strategie di intervento
Le strategie di intervento possono essere diverse per ricostruire un senso di sé più autonomo:
- Normalizzare il dolore della separazione. Il distacco fa parte della crescita emotiva. È importante non patologizzare il dolore.
- Lavorare sull’identità post-rottura. Chi sei senza l’altro? Quali parti di te sono state messe in ombra?
- Gestire l’impulso digitale. Bloccare o essere bloccati può essere comprensibile all’inizio, ma serve esplorare il bisogno sottostante (protezione? vendetta? bisogno di potere?).
- Utilizzo di Tecniche cognitivo-comportamentali, come ad esempio:
- Diario dei pensieri disfunzionali
- Allenamento all’autoefficacia
- Tecniche di distanziamento cognitivo
- Psicoeducazione sull’attaccamento. Far comprendere come i propri modelli relazionali influenzino le scelte affettive.
Conclusione
La storia di Marta è un esempio molto comune tra gli adolescenti e i giovani adulti di oggi. La rottura di una relazione, vissuta in un’età in cui si sta ancora costruendo l’identità personale, può sembrare una vera crisi esistenziale. In più, il gesto del “cancellare” digitalmente l’altro (blocco, eliminazione di foto, silenzio assoluto) può essere vissuto come un abbandono radicale, che lascia la persona senza appigli.
Ci insegna inoltre che essere “cancellati” dopo una rottura non significa perdere valore. Spesso, chi cancella lo fa perché non sa reggere il confronto con il dolore o con la propria responsabilità.
Guarire, invece, significa restare, guardare in faccia le emozioni, e soprattutto scegliere di non cancellare sé stessi, anche quando l’altro lo fa.
Cancellare l’altro — o essere cancellati — dopo una rottura è un comportamento sempre più comune, ma non sempre funzionale. Il dolore che ne deriva può essere un’occasione per crescere emotivamente, rielaborare le proprie relazioni e costruire un’identità più forte e autonoma.
Riflettere sulle proprie ferite affettive, può trasformare un addio in un nuovo inizio.
“Le relazioni finiscono, ma non per forza devono distruggerci.” Esther Perel
