Come funziona il cervello di chi ha sofferto troppo in passato

Tutti noi abbiamo un passato. E che ci piaccia o no, questo può condizionare la nostra esistenza. È impossibile dimenticare chi siamo e ciò che abbiamo fatto. Dire il contrario significherebbe mentire a noi stessi o assumere un atteggiamento controproducente. Ci sono alcuni segnali a indicare che siamo ancora emotivamente legati a un trauma negativo che ci impedisce di continuare e approfittare al massimo delle opportunità che ci offre il presente.

In linea di massima, il nostro cervello possiede un sistema innato in grado di elaborare in modo funzionale le esperienze traumatiche così che non possano ripercuotersi nella vita presente Infatti, le informazioni legate alle diverse situazioni, anche quelle difficili, che affrontiamo quotidianamente vengono elaborate fino a raggiungere uno stato adattivo. In pratica si attivano processi inconsci atti a gestire in modo funzionale le esperienze negative, generando nuovi apprendimenti inconsci. Immagina una sorta di allarme interno che si attiva al momento del bisogno e che coinvolge un esercito di tecnici in grado di risolvere in modo più adeguato il tuo malessere.

Ripercussioni di un evento traumatico

In condizioni di stress traumatico, può però succedere che questo meccanismo naturale di auto-guarigione si blocchi, impedendo la naturale elaborazione del trauma. In questo caso, le informazioni relative all’evento stressante non si integrano con il resto delle esperienze, ma rimangono “intrappolate” nel cervello con le immagini, i suoni, gli odori, i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee che sono state vissute al momento. L’informazione rimane allora racchiusa in una rete neurale, come “congelata” nelle stesse sensazioni fisiche, emozioni e convinzioni del momento di origine del trauma.

E’ come se l’esperienza, non risolta e non integrata, rimanesse in un circuito chiuso in loop nel cervello limbico. Esperienze del presente possono facilmente mettere in vibrazione e risvegliare a livello inconscio quei contenuti. Questa situazione mantiene uno stato generale più o meno intenso di stress, ansia, senso di inadeguatezza ed emozioni di sofferenza. L’esperienza stressante, non essendo stata “digerita”, non può essere trasformata in un normale ricordo, continuando quindi a provocare sofferenza psicologica. In questi casi possiamo affermare che il “congelamento” prodotto dallo shock impedisce alla persona di elaborare quanto le è successo.

Il trauma psicologico, cos’è?

Quando l’elaborazione del vissuto non avviene spontaneamente, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, e si costruiscono reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico e il benessere della persona. L’impatto di ciò che viene percepito come trauma psicologico è soggettivo.  A seconda delle caratteristiche della personalità, della struttura emotiva e cognitiva di ogni persona e dell’ambiente in cui è vissuta, un evento (ma anche la paura che esso si verifichi) può risultare più o meno traumatico.

Eventi che potenzialmente possono scatenare un trauma psicologico non includono solo condizioni estreme e fuori del comune, ma molto spesso possono riguardare anche vissuti di mancanza di rispetto e accudimento, o di trascuratezza, che influiscono sulla percezione del senso del valore interiore dell’individuo, sulla sua sicurezza, sull’autostima e sulla sua capacità di espressione e realizzazione personale.

Il trauma comprende non solo i fatti subiti che causano lo shock (morti, separazioni), ma anche i cambiamenti bruschi del contesto in cui si vive (abitazione, scuola, amici…) e, soprattutto per le sue conseguenze a lungo termine, gli ambienti ostili permanenti: genitori poco affettuosi o assenti, possessivi e manipolatori, ricattatori, abusi sessuali, maltrattamenti. In questo modo quindi per trauma s’intende un’esperienza irrisolta nel momento in cui la si è vissuta e che continua a condizionare anche in età adulta.

A volte i sintomi non compaiono immediatamente dopo il fatto traumatico; possono rimanere sopiti per anni e persino decenni, e un bel giorno risvegliarsi come una molla e attivare tutti i meccanismi che mettono sulla difensiva il nostro organismo.

Tutti noi abbiamo subito traumi, di diversa entità

Per alcuni può essere stato traumatico essere umiliati a scuola da un insegnante troppo duro, o criticati duramente dai genitori, per altri essere stati lasciati dal proprio partner; per molti può essere traumatica la perdita del lavoro, oppure il divorzio, o la perdita di una persona cara, ma anche un giudizio ricevuto.

Il trauma psicologico è quindi molto frequente e costituisce una delle principali cause per lo sviluppo di disturbi psicologici, in particolare di disturbi d’ansia, come il disturbo post-traumatico da stress, ma non solo. I sintomi che si possono presentare in seguito ad un’esperienza traumatica possono essere diversi. Essi variano a seconda della gravità del trauma psicologico, ma, soprattutto, dipendono dalla risposta soggettiva di chi lo ha subito. Per esempio, chi ha avuto un incidente d’auto può continuare a sentirsi a disagio e teso in macchina, anche se l’incidente si è verificato anni prima.

Questa iperattivazione emotiva e corporea può portare allo sviluppo di sintomatologie diverse. Due sono i principali disturbi che si riconoscono direttamente collegati ad esperienze traumatiche irrisolte: il Disturbo Acuto da Stress e il Disturbo Post-Traumatico da Stress (o PTS).

Sintomi

Questi vengono definiti disturbi d’ansia e sono caratterizzati dai seguenti sintomi:

  • paura intensa o terrore
  • sentimenti di impotenza
  • sensazione di rivivere costantemente l’evento traumatico con immagini, pensieri o
  • percezioni ricorrenti e intrusive
  • disagio emozionale e reattività intensa a situazioni, reali o immaginate, che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico
  • esagerate risposte di allarme anche in assenza di pericoli reali, con evitamento di attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma, o situazioni che possono scatenare la crisi d’ansia
  • incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma
  • riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative
  • sentimenti di distacco o estraneità verso gli altri, riduzione dell’affettività
  • sentimenti di diminuzione delle proprie prospettive future
  • difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
  • incubi
  • irritabilità o scoppi di collera
  • difficoltà a concentrarsi
  • ipervigilanza e bisogno di essere sempre in controllo

Se questi sintomi si risolvono entro un periodo di circa 4 settimane si parla di Disturbo Acuto da Stress, se invece questo stato perdura per oltre un mese viene definito Disturbo Post-Traumatico da Stress. Sappiamo però, che un trauma può dare origine a vari altri disturbi psico-corporei, oltre ai due sopra citati.

Un trauma psicologico irrisolto, costituisce un carico disfunzionale per il cervello

Spesso l’origine dell’emergere e dello sviluppo dello stress psicologico e delle sue conseguenze in età adulta, risiede in piccoli e grandi traumi psicologici vissuti soprattutto in età infantile.

Aspetti caratteriali limitanti molto comuni, come il senso di inadeguatezza, la mancanza di autostima, la timidezza o la tendenza al senso di colpa, possono essere la conseguenza di traumi infantili, come ad esempio colpevolizzazioni, punizioni fisiche, rifiuti, umiliazioni, ricatti affettivi, tanto più gravi quanto più ripetuti nel tempo. Questo può rendere la persona che ne soffre più fragile nell’affrontare le difficoltà della vita e diminuirne la resilienza, cioè la capacità di fronteggiare efficacemente le contrarietà e accedere alla forza interiore per realizzare i propri obiettivi, nonostante circostanze avverse che possono manifestarsi.

Per questo si afferma che i trauma irrisolti tendono a creare una serie di “complessi” , che sono la base di relazioni disfunzionali con se stessi, con gli altri e con l’esperienza esteriore, e condurre allo sviluppo di diversi disagi psicofisici.

La teoria di Van Der Hart

Uno dei più importanti luminari a proposito di queste tematiche, Onno Van Der Hart, nella sua opera principale «Fantasmi nel Sé» , sostiene che a seguito di un evento traumatico la personalità di un individuo possa arrivare a frammentarsi in due o più parti:

1) La parte colpita dal trauma rimane secondo Van Der Hart bloccata e tramortita dal colpo subìto, e depositaria di tutte le paure e del senso di terrore -memorizzato anche a livello somatico – senza nome sperimentato quando il trauma avvenne; l’autore la definisce «parte emozionale».

2) Esiste poi una seconda parte che fa sì che la persona continui a sopravvivere e a funzionare in modo sufficientemente organizzato, che Van Der Hart chiama «parte apparentemente normale», che, pur svuotata della capacità di emozionarsi, trascina l’individuo nel progredire della sua vita «come se» le cose fossero rimaste le stesse. Questa parte ha un valore adattivo perchè permette alla persona di non soccombere a seguito del trauma, e di mantenere un certo controllo.

Secondo Van Der Hart, a seguito del trauma, ogni indizio che richiami alla memoria il trauma, diverrà un potenziale innesco delle emozioni sperimentate in luogo del trauma vissuto: la vita del soggetto, dunque, si modella nel tentativo di evitare ogni possibile contatto con ciò che potrebbe innescare la memoria traumatica. Saranno dunque evitamenti di situazioni, luoghi, persone, atmosfere, dettagli potenzialmente evocativi. Ma saranno anche pensieri, ricordi, luoghi o eventi «mentali», a indicare che il soggetto diverrà un evitante anche «interiore».

Van Der Hart coi suoi «Fantasmi nel Sé» ha riproposto qualcosa che d’altra parte già Pierre Janet, agli inizi del ’900, aveva anticipato, purtroppo oscurato dalle teorie di Freud allora così in voga.

Come superare un trauma

I conflitti irrisolti sono molto difficili da superare, soprattutto se ti lasci trascinare dalla fretta di superarli. Il tempo non deve metterti ansia. Sappi che un accaduto traumatico non puoi cancellarlo dalla tua vita; è successo, e fa parte del passato…ma puoi fare in modo che non invalidi il presente. E dipende solo da te! Imparare a convivere con con i fantasmi del passato, facendo attenzione a non farsi del male, a volte, richiede un lungo percorso. Pertanto, devi cercare di restare sereno, essere paziente e darti il tempo per sentire e riconoscere i segnali che il tuo corpo e la tua mente ti inviano come risposta ai passi che fai, con la piena consapevolezza che è un cammino a volte difficoltoso, ma imprescindibile per essere felice.

Tutti quanti potenzialmente sono in grado di superare un trauma: E’ necessario però avere ben chiari i passi da fare e seguire il percorso con decisione. Occorre tanta pazienza e forza di volontà, ma soprattutto la convinzione che se solo lo vuoi, puoi superare qualsiasi ostacolo! Esiste un’arma speciale capace di annientare qualsiasi conflitto interiore.

Per fortuna, quest’arma non bisogna acquistarla, non la trovi in vendita…..

L’abbiamo tutti in dotazione, a volte non riusciamo a trovarla perché siamo troppo impegnati a cercare nei posti sbagliati: nelle relazioni sbagliate, nel bisogno di approvazione, nella paura della solitudine………invece è dentro di noi, dobbiamo solo tirarla fuori! Di cosa parlo? Della fiducia in se stessi! Se non avremo fiducia in noi stessi, nessun altro l’avrà al nostro posto.

Come dice una celebre frase di Marie Curie “la vita non è facile per nessuno di noi ma.. che importa? L’importante è perseverare. Sentiti in grado di fare qualsiasi cosa, tira fuori l’arma che per troppo tempo hai lasciato incustodita e credici! Se non ci credi, ma soprattutto se non credi in te stesso, qualsiasi sforzo sarà inutile. Insomma, la fiducia in sé stessi, la cosiddetta autostima, è il terreno su cui costruisci le basi dei tuoi successi.

E’ ora di rinascere!

Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.

fonte https://psicoadvisor.com/come-funziona-il-cervello-di-chi-ha-sofferto-troppo-in-passato-41657.html

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